Suona la campanella del nuovo anno scolastico: tutti a scuola per immaginare il futuro

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L’altro giorno mentre gustavo un caffè in un bar di Forlì la mia attenzione è stata attratta dal suono di una campanella che annunciava l’avvio del nuovo anno scolastico. Curiosa ho allungato lo sguardo per vedere cosa stesse succedendo. Un gruppo di ragazze e ragazzi con gli zaini sulle spalle e i telefonini in mano si accalcava per raggiungere la scalinata dell’imponente edificio di stampo razionalista che ospita la scuola. Mi sono detta: una volta varcata la soglia dell’istituto dove andrà a finire tutta questa energia, questa vivacità? La scuola che li accoglie saprà interpretare e comprendere la loro gioventù, irriverente e fragile, i loro dubbi esistenziali? Sarà in grado di fornire ai ragazzi e alle ragazze gli strumenti cognitivi per affrontare il proprio futuro? E i ragazzi cosa si aspettano dalla scuola? La risposta non è facile, anzi! Perché le aspettative sono tante e non sempre la scuola ha le risorse adeguate per coltivare il potenziale delle generazioni più giovani, svilupparne la coscienza e lo spirito critico.

Sono convinta che la qualità del sistema educativo dovrebbe essere la principale priorità del Paese, perché nelle aule scolastiche sparse per l’Italia non c’è solo la società che siamo, ma anche quella che saremo. La scuola, infatti, riveste un ruolo sociale importantissimo non solo per la comunità studentesca che la frequenta, ma anche per le loro famiglie. Forse non ce ne rendiamo conto, ma la scuola è uno dei servizi che più di tutti contribuisce a modellare la fisionomia di un territorio, sia esso il quartiere di una grande città o di un piccolo comune come San Paolo di Civitate. Se l’Italia vuole davvero investire sul suo futuro deve attuare in campo educativo scrupolose politiche di integrazione, robuste infrastrutture, nuove borse di studio, dare più attenzione alle nuove tecnologie e, perché no, pianificare in modo più razionale le vacanze e l’orario delle lezioni. Deve dimostrare una progettualità che tenga conto delle competenze specifiche e di quelle trasversali, deve saper creare una rete capace di alimentare una sinergia di azioni tali da operare una trasformazione sostanziale del sistema scuola da sistema disconnesso a quello connesso, per usare termini moderni. A cominciare dalla sua edilizia. Non è possibile che nell’era della scuola 4.0 ci siano ancora edifici delimitati da cancelli vecchi e arrugginiti, organizzati in corridoi interminabili e anonimi, interrotti, di tanto in tanto, da porte verdi di aule allineate secondo uno schema che ritorna ovunque. La scuola che il Paese deve offrire ai suoi giovani cittadini deve essere viva, vivace, variopinta, deve essere soprattutto in costante collegamento con la realtà quotidiana, aperta alla pluralità e alla diversità. Deve essere intesa come spazio educativo allargato, cioè in sintonia con le istanze reali provenienti dal territorio e aperta al mondo, alla molteplicità dei linguaggi, delle culture, delle reti e delle relazioni, deve saper far emergere i talenti, deve saper sviluppare competenze specifiche e trasversali, competenze quest’ultime cruciali per la valorizzazione del proprio potenziale e delle proprie risorse per la costruzione di percorsi professionali futuri.

Nell’ottica di questa strategia complessiva di innovazione, l’introduzione delle tecnologie e delle risorse digitali nello spazio didattico delle classi deve considerarsi una leva fondamentale per costruire ambienti di apprendimento attivi e inclusivi. Per questo, è necessario ridefinire gli spazi fisici al fine di renderli funzionali alla nuova idea dei processi da attivare. Una delle grandi utopie dovrebbe essere quella di realizzare azioni capaci di creare ambienti attrezzati per l’apprendimento tecnologico, in particolare, ambienti didattici interattivi, di implementare spazi creativi per l’apprendimento interdisciplinare. Insomma, quelle azioni che gli esperti chiamano best practices. E quando si parla di best practices mi viene subito in mente la piattaforma Arduino.

Come molti di voi sapranno Arduino è uno strumento open source (il software per utilizzarlo è gratuito) e a basso costo, aspetti che lo rendono lo strumento tecnologico democratico per eccellenza, alla portata di tutti. La piattaforma è fatta in modo che ognuno non solo possa imparare a realizzare dei dispositivi digitali, ma possa anche insegnare agli altri (il discente diventa educatore, e viceversa). La comunità on line che lo supporta è basata sul principio della condivisione della conoscenza, principio che valorizza la dimensione sociale della conoscenza attraverso le tecniche di apprendimento cooperativo, imparando dagli altri e con gli altri (peer-to-peer). Non esistono procedure di insegnamento fisse, meccaniche e standardizzate, per imparare a utilizzare Arduino: ognuno può seguire un proprio percorso individuale basato sui propri interessi e propri talenti. Si possono realizzare progetti con gradi diversi di difficoltà, adatti per tutte le età, dai bambini delle elementari sino agli studenti universitari. Questo lo rende uno strumento utile per portare la tecnologia in tutte le scuole, anche quelle con meno risorse. Converrete con me che inserire nei programmi scolastici anche tecnologie multimediali che consentono l’apertura a nuove forme di apprendimento attivo, vuol dire avere una scuola capace di trasmettere modelli alti, di stimolare la creatività, l’autonomia e le competenze trasversali del discente. Certo, non esistono formule magiche, ma sono certa che se dotiamo gli alunni e le alunne di una progettualità didattico-formativa davvero innovativa faremo di loro gli attori principali dei processi formativi, perché non saranno più considerati come dei fruitori, ma come costruttori e co-costruttori del proprio percorso di studio e apprendimento. Solo così la scuola sarà in grado di rispondere alle esigenze esistenziali e formative delle nuove generazioni, ai loro sogni e alle loro speranze. Se la scuola resta ferma mettiamo in gioco il nostro e il loro futuro, perché gli studenti di oggi saranno i lavoratori, i cittadini, gli adulti di domani.

Buon anno scolastico a tutti! Ci vediamo al prossimo caffè!

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