Storia Sull’Agricoltura

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STORIA SULL’AGRICOLTURA

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Prima di inventare l’agricoltura l’uomo era per lo più un cacciatore-raccoglitore.
La sua esistenza, anziché basarsi sulla stanzialità, cioè sulla tendenza a vivere nel solito luogo per tempi molto lunghi, dipendeva dall’incessante spostamento da un luogo a un altro per poter disporre continuamente di nuove fonti di cibo.
Infatti, fino a 10.000 anni fa gli alimenti non venivano prodotti con l’agricoltura, così come si fa oggi, ma venivano cercati e prelevati in mezzo alle tante risorse fornite spontaneamente dall’ambiente.
Le tribù nomadi si cibavano di prodotti selvatici
commestibili come radici, frutti, foglie, bacche, semi, uova e piccoli animali, inoltre cacciavano la G.

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Il passaggio dal nomadismo a uno stile di vita sedentario si verificò grazie alla cosiddetta “

rivoluzione agricola”, grazie alla quale alcune popolazioni si affrancarono dalle risorse spontanee della natura e fondarono le prime economie basate sullo sfruttamento della terra.

Molti studiosi ritengono che nella storia dell’umanità questa fase di transizione sia cominciata oltre 10.000 anni fa in una regione precisa: la Mezzaluna Fertile, una fascia di territorio ricca di corsi d’acqua che si trova fra Palestina, Iraq, Siria e Turchia.

Sono state fatte alcune ipotesi su come potrebbe avere avuto origine la coltivazione delle piante in quest’area del Medio Oriente, ma una delle più diffuse sostiene che il “caso” abbia giocato un ruolo chiave.

È molto probabile, infatti, che qualche popolazione mediterranea del Neolitico abbia scoperto, per pura coincidenza, che nei punti in cui venivano lasciati cadere i semi di una pianta selvatica commestibile, come per esempio un cereale, si potevano rigenerare piante dello stesso tipo.
Da qui alla presa di coscienza delle potenzialità dei semi probabilmente non dovette passare molto tempo.
Presto i nostri progenitori si resero conto che piantando i semi dei vegetali commestibili si potevano ottenere piante con le stesse caratteristiche, e, a volte, perfino con caratteristiche migliori.

Gli uomini selezionarono tra le piante le più produttive e nutrienti e ogni area del mondo ebbe il suo cereale d’elezione: il grano nei paesi mediterranei, il sorgo nel continente africano, il riso in Asia e il mais in America. Attorno a queste piante, definite da Fernand Braudel “piante di civiltà”, si organizzò l’intera vita di quelle civilità .
Il risultato fu un mutamento progressivo e radicale sia del sistema di vita dell’umanità sia del suo modo di interagire con la natura.

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Infatti il passaggio dalla “vecchia agricoltura” all’ “agricoltura moderna” è segnato dalla seconda rivoluzione agricola ossia dalla rivoluzione verde. Quaranta anni fa il mondo cominciò a temere che a distanza di poco non ci sarebbe stato cibo a sufficienza per tutti: si prevedeva, infatti, un raddoppio della popolazione nel giro di una generazione e si temeva che miliardi di persone sarebbero morte di fame vista l’incapacità della terra di produrre il cibo necessario.

© Copyright 2006 Corbis CorporationQueste previsioni apocalittiche non trovarono riscontro nella realtà; infatti, nonostante un effettivo incremento della popolazione, la produzione di cibo tenne il passo, grazie anche al lavoro di alcuni scienziati che svilupparono delle nuove varietà di riso, mais e grano ad alto rendimento.

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Nei primi anni Sessanta iniziò pertanto a dare i suoi frutti la “rivoluzione verde”, un termine usato per descrivere il fenomenale aumento della produttività agricola mondiale: in Asia, ad esempio, la produzione di cereali è duplicata in 25 anni, dal 1970 al 1995; anche in Sud America si sono ottenuti buoni risultati, mentre nell’Africa Sub Sahariana i miglioramenti sono stati molto modesti.
Con la rivoluzione verde sono state introdotte anche nuove varietà di piante, dette “
ibride”, più ricettive ai nutrienti, più veloci nella maturazione e in grado di crescere in ogni stagione, permettendo così più raccolti nell’arco dell’anno.
Inoltre, ha fatto il suo ingresso un massiccio impiego di
fertilizzanti chimici e di pesticidi (diserbanti e antiparassitari) e un aumento nell’utilizzo di macchinari pesanti in agricoltura.

Oltre ai benefici legati all’aumento della produttività agricola, la rivoluzione verde ha avuto anche degli effetti negativi .
Innanzitutto la coltivazione delle nuove varietà migliorate e l’allevamento di
nuove razze di bestiame hanno provocato l’abbandono e l’estinzione di molte varietà locali e tradizionali: la conseguenza di questo è stata una riduzione notevole di biodiversità agricola.
In secondo luogo, l’utilizzo massiccio di pesticidi e fertilizzanti chimici ha causato un serio
degrado ambientale e ha minacciato la salute delle persone impiegate in agricoltura.


Inoltre, ha gravemente intaccato le
risorse idriche mondiali.
Infatti, le nuove varietà di colture, introdotte con la rivoluzione verde, sono altamente efficienti in termini di resa per ettaro, ma inefficienti rispetto all’utilizzo dell’acqua: ne necessitano enormi quantità.

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Nel corso degli anni si è dato avvio a imponenti lavori di ingegneria idraulica che hanno portato al miglioramento dell’irrigazione dei campi.
Oggi, circa il 70% di tutta l’acqua prelevata dai fiumi e dalle riserve idriche sotterranee viene sparso sui 270 milioni di ettari di campi coltivati che producono complessivamente un terzo del fabbisogno alimentare mondiale.

Infine, malgrado la maggiore produttività agricola, la fame è ancora diffusa. La rivoluzione verde, infatti, ha offerto i propri benefici ai contadini che avevano del denaro da investire e sufficienti risorse come terra e acqua.
I contadini poveri che non avevano né l’uno né l’altro sono stati esclusi da questo processo di crescita, molti, addirittura, sono diventati ancora più poveri e sono stati espropriati delle proprie terre.

La policoltura, cioè la produzione di una larga varietà di prodotti agricoli, aveva lo scopo principale di soddisfare direttamente i bisogni della popolazione agricola: ogni azienda agricola cercava di coltivare grano, patate, frutta e verdura, di crescere maiali, polli e quindi di ottenere uova e latte, e infine cercava di produrre il proprio vino, il burro, il formaggio, il pane. Insomma si cercava di produrre tutto il necessario per un’alimentazione completa.

26 Oct 2004 --- Combine Harvesting Crop --- Image by © Darren Greenwood/Design Pics/Corbis

Il surplus confluiva nei mercati locali dove veniva venduto.Oggi, invece, le aziende agricole sono specializzate nella produzione di un ridotto numero di colture, prodotte in grandi quantità in modo da avere un’eccedenza consistente da vendere non solo ai mercati locali ma anche a livello internazionale.

 Si è affermata dunque la monocoltura, ossia la coltivazione intensiva di un’unica specie vegetale.
Il bisogno di sussistenza dell’azienda agricola è passato quindi in secondo piano, perché lo scopo principale dell’azienda agricola è quello della vendita dei propri prodotti.
L’agricoltura moderna, in quanto figlia della rivoluzione verde, è pertanto caratterizzata dai seguenti fattori :

Meccanizzazione: grazie all’impiego di macchinari in agricoltura la produzione è aumentata moltissimo. Oggi un agricoltore può lavorare da solo più di 200 ettari (pari a 2 Km quadrati), mentre quando l’agricoltura era totalmente manuale ogni contadino riusciva a lavorare solo 1 ettaro di terra!

Uso di fertilizzanti: grazie ai fertilizzanti anche la produttività è aumentata, passando dai 10 quintali di grano per ettaro dei campi a coltivazione manuale, agli oltre 50 quintali per ettaro dell’agricoltura meccanizzata che usa sostanze chimiche di sintesi per aumentare la velocità di crescita delle piante.

Selezione delle piante coltivate: l’uso di fertilizzanti chimici da solo non è sufficiente, è necessario infatti coltivare varietà di piante in grado di assorbire questa aumentata quantità di minerali per rendere il loro utilizzo profittevole: ecco perché sono state selezionate piante sempre più produttive e capaci di assorbire crescenti quantità di fertilizzanti.

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Selezione degli animali domestici: meccanizzazione e fertilizzanti hanno reso disponibili grandi quantità di nutrimenti per gli animali: sono state quindi selezionate specie animali in grado di consumare quantità crescenti di mangime e di trasformarli efficientemente in carne, latte e prodotti derivati.

Protezione dei raccolti: le spese per i macchinari, per la benzina e per i fertilizzanti sono piuttosto elevate, tanto da rappresentare circa la metà del valore dei guadagni ottenuti con il raccolto; gli agricoltori fanno il possibile oggi per evitare che il raccolto vada perso, per non sprecare le risorse investite! Per impedire che proliferino insetti dannosi per le coltivazioni, funghi, batteri o virus, gli agricoltori fanno uso di pesticidi e diserbanti.

© Copyright 2007 Corbis Corporation

Specializzazione delle aree: oggi nel mondo determinate aree sono specializzate nella produzione di alcuni prodotti: cereali, bestiame, vite, frutta e verdura.
Questo è stato reso possibile da un lato dalle potenzialità offerte dai mezzi di trasporto moderni, che consentono alle imprese agricole di non preoccuparsi di produrre tutto ciò che serve alla comunità, visto che è possibile reperirla sul mercato!

Dall’altro lato l’utilizzo di pesticidi ha permesso agli agricoltori di smettere di praticare la rotazione delle colture (un metodo che consente di migliorare le proprietà del suolo e di evitare la proliferazione di organismi nocivi per le piante).

Filiberto Stefano Bambino

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