Fernando PALAGANO – Pittore Sanpaolese

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Nato a San Paolo di Civitate (Fg), G. Fernando Palagano vive a Pisa dal 1961, dove ha frequentato la Facoltà di Lettere.

E’ stato docente presso scuole statali di istruzione secondaria di primo grado dal 1968 al 1981 e dirigente scolastico dal 1982 al 2005. Ha pubblicato vari lavori di argomento pedagogico ed ha ricoperto numerosi incarichi a livello provinciale.

Ha inoltre collaborato con la Cattedra di Storia e Critica del Cinema – Dipartimento delle Arti dell’Università degli Studi di Pisa, approfondendo le problematiche relative alla visualità.

La pratica pittorica, fin dalla prima gioventù, ha costituito una sorta di vita parallela, affidabile e prezioso “otium” adatto per meditare, sperimentare, curiosare, riflettere e permettere alle idee di decantare. Ha seguito un itinerario personale ed appartato, caratterizzato da una lunga “gavetta” fino al conseguimento di un linguaggio personale.

Salvo rare eccezioni, ha avviato l’attività espositiva solo dal 2008, con una prima personale e la successiva partecipazione a numerose rassegne e manifestazioni collettive.

È presente in collezioni pubbliche e private.

 

Mostre personali:

– “Suggestioni e percorsi” – Galleria La Limonaia, Pisa – 31 maggio / 11 giugno 2008

– “Amorevoli finzioni” – Vico Vitri Arte – Torre degli Uppezinghi, Calcinaia (Pi) – 19 / 27 settembre 2009

– “Frammenti e anacoluti” – Centro Espositivo Impastato, Cascina (Pi) – novembre 2009

– “ Person(a)e” – Centro Arte Moderna e Contemporanea – Pisa – 9 / 20 giugno 2012

–  “Aporie”  –  Centro per l’Arte Otello Cirri, Pontedera – Dibattito sul Contemporaneo  –  2 marzo – 27 aprile 2013

–  “Antologica”  – Sala Espositiva Navicelli s.p.a. – Pisa  – 5 /21 settembre 2014

–  “Epitalami e canti d’amore” Foyer del Teatro Verdi di Pisa –  11-22 febbraio 2015

Hanno scritto di lui: Ilario Luperini, Matilde Stefanini, Nicola Micieli,  Paolo Grigò, Grazia Mancini, Giulio Vannucci.

E-mail: f.palagano@gmail.com

Estratti critici

…Lo si scopre dunque pittore aperto ai generi canonici, e con una particolare disposizione a giocarli in compresenza e correlazione, in ciò favorito dalla tendenza a concepire la composizione, sia in interno che in esterno, e tanto più negli esterni/interni, come cubo e comunque spazio scenico. ..…La presenza della figura, specialmente muliebre…comunque posta in relazione, nello spazio, con aspetti ambientali e oggetti significativi, offre spunti narrativi di discreta allusività, talora persino concatenazioni simboliche nelle quali si esprime, con modi sottili, una riflessione ora pungente ora la sua parte tenera e poetica, intorno alla vita e ai suoi nodi e snodi…Presenze, anzi, cariche di sensi sommossi che attestano una carica di affettività sinceramente espressa. Che è l’altro polo del rappresentare e del rappresentarsi di Fernando Palagano, sulla scena a suo modo fastosa della pittura. (Nicola Micieli – critico d’arte)

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Per Aristotele “l’anima non pensa mai senza immagini” e, per la filosofia della natura di Goethe, la fantasia e il ricorso alle immagini, alla visibilità della forma, sono condizione necessaria d’indagine. Se queste concezioni sono valide per comprendere a fondo il ruolo di transizione tra sensibile e intelligibile che nella storia del pensiero è affidata all’immagine, lo sono tanto più se ci guidano nell’analisi del lavoro che da anni Fernando Palagano conduce sul piano estetico. Si potrebbe affermare che la sua opera procede per concetti: il concetto è una specie di nodo mentale, un tentativo di connettere e rintracciare un ordine tra le impressioni sensibili, grazie a un libero gioco di pensieri. Vi è, dunque, un elemento di libertà costruttiva nella creazione di un concetto e ciò è reso possibile dal ricorso a uno stile di pensiero visivo, a un’immaginazione mentale capace di spingersi al di là della pura capacità di riproduzione e rispecchiamento della realtà sensibile. In ciò essenzialmente consiste la qualità estetica del lavoro di Palagano….

…Oggi Fernando scompone la luce e le cromie rendendo vitale la rappresentazione e trasfigurando, per mezzo di vere e proprie deflagrazioni cromatiche, gli ambienti, i paesaggi e le figure. Le composizioni si articolano in fremiti di variegati tagli, rinnovate volute, strutturati motivi geometrici e fluttuanti sensazioni. Scampoli di forme umane si avvolgono e si stratificano in ritmi fluidi e avvolgenti. La sua attuale ricerca sembra orientata a cogliere la realtà umana nella sua concretezza di forme, di luce, di colore attraverso geometrie e dinamismi che divengono misura del reale, strutture e spazialità fisiche prima che mentali e pittoriche……Le matrici culturali risultano evidenti, scoperte, dichiarate; non c’è niente da nascondere nel riferirsi con originalità e afflato creativo alle azzardate sperimentazioni del primo Novecento oppure alle invenzioni formali della seconda metà del secolo appena trascorso. Soprattutto in una persona dallo spessore culturale così profondo e articolato è naturale che i riferimenti siano chiari e si presentino in tutta la loro trascinante evidenza. Fernando Palagano restituisce il suo rapporto con la cultura artistica passata in maniera del tutto originale e poeticamente rielaborata. I riferimenti sono evidenti ma non isolabili; si intersecano e si fondono l’uno nell’altro; perfettamente inutile citarli, tanto sono rielaborati all’interno di un linguaggio ognora autonomo.                                          (Ilario Luperini – critico e storico dell’arte)

 

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L’eleganza delle composizioni , che potrebbe apparire essenzialmente decorativa, affonda la ricerca in temi classici o letterari, dai quali attinge: soggetti, riflessioni, pensieri e, quindi, titoli (che vanno sempre letti per apprezzare le opere)…..La maturità dell’artista sembra non rinunciare ad un giovanile”stupore” per le opportunità dell’espressione pittorica, linguaggio che gli permette di scendere, con sensibilità curiosa e senza retorica, nel profondo dei sentimenti e delle realtà (con le quali l’uomo di ogni tempo si è confrontato) e di trasmetterci la sua consapevole e raffinata risposta. (Prof. Grazia Mancini)

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Sono colori che fanno immaginare e congetturare in infinite profondità temporali, archetipi, miti, umani vizi e antiche tragedie, che nascono dal sentire del pittore e si riflettono anche nei titoli dei dipinti. E’ possibile definire un colore filosofo? E dargli così una sua vita propria è un’identità precisa? Credo di sì. I colori che Palagano elabora e stende, sia col pennello che qualche leggero ma talvolta ampio, controllato, tocco di spatola, hanno ormai, una volta dati, una loro propria, indipendente, saggia vitalità e coerenza etica (si veda l’uso dei rossi).  L’autore delle stesure, nelle texture così calibrate di rimandi sottilmente tecnici ad antichi pittori, mai dimenticati, ma interiormente sentiti come necessità, finisce per far aprire, nel sentire di chi guarda, una garbata polemica con coloro che queste raffinatezze hanno abbandonato, per esprimersi con colori piatti e plastificati. Nel lasciare ad altri il compito di esternare pensieri più completi sull’opera (e non solo sul colore) dell’amico Fernando, voglio fare un’ultima considerazione: la sua pittura, globalmente vista, pur nello scorrere di brevi tempi espositivi, (ma egli dipinge da molti anni), liberatasi da alcuni ceppi intellettualmente compositivi, si libra in un mondo sinestetico dove mente/colore/forma si integrano ormai completamente, in dialettica con chi guarda. (Matilde Stefanini – storica dell’arte)

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