Giuseppe DEL BUONO – San Paolo di Civitate – Italia – Un Paese di Briganti

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Il libro, circa 120 pagine, riguarda il brigantaggio postunitario nella provincia di Foggia (l’ultima in classifica per qualità della vita), precisamente nel nord della provincia tra Gargano, Subappennino e Molise.

La guerriglia, contadina nei primi tre mesi dell’Unità tenne in scacco l’esercito d’occupazione piemontese infliggendo allo stesso pesanti perdite.

I contadini guerriglieri furono sconfitti quando si inaugurò la stagione del terrorismo di Stato con incarcerazioni di familiari di briganti, fucilazioni di innocenti senza processo, esposizione di corpi di briganti “orrendamente mutilati”, incentivazione delle delegazioni con denaro e favori, incendi di interi paesi (più di 400) con relativo saccheggio.

Il Terrore tolse l’appoggio popolare alle bande, appoggio di cui fino ad allora avevano goduto, provocandone la disfatta.

L’emigrazione di massa  e il sottosviluppo furono le conseguenze di quella “conquista del sud”. Conseguenze che durano tuttora.

L’autore vede un filo logico che unisce le stragi di contadini meridionali di allora con tutte le altre che si sono succedute nei tempi fino alle attuali.

L’ultima parte del libro è dedicata a due figure di brigantesse: Filomena Pennacchio e Michelina De Cesare, due figure emblematiche dell’apporto delle donne alla rivolta.

 

Noi abbiamo scelto per voi un un piccolo racconto contenuto nel libro:

Partono i bastimenti

…. Mia madre, Maria Maiellaro, era figlia di Anna Pensa e Paolo Maiellaro, aveva due fratelli, Gino e Felice. Anna Pensa, classe 1900, aveva una sorella e due fratelli, il maggiore di questi era Antonio che emigrò in America all’età di 16 anni, secondo i racconti di mia madre. Quando doveva andare a Napoli per imbarcarsi pregò la madre di fargli due taralli per il viaggio. Sua madre gli disse: “E’ inutile che ti faccia i taralli, tanto a te non ti pigliano e fra due giorni ritorni qui !” . Invece  lo pigliarono e non lo rivide mai più. Per tutta la vita ebbe il rimorso di non aver fatto i taralli al figlio.
Negli anni sessanta venne a trovarci il figlio di Antonio, ingegnere alla N.A.S.A., che era in Europa in viaggio di nozze e lui ci raccontò che suo padre, all’epoca settantenne, lo aveva pregato di portargli, quando tornava, i due taralli che aveva desiderato per tutta la vita….

in questo breve racconto l’autore, ci trasmette tutta la forza che hanno i nostri sanpaolesi per le tradizioni del nostro paese e questo ci rende ancora più amara la nostra non curanza delle nostre tradizioni.

Bravo Peppino.

Un Paese di Briganti

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