La Battaglia che cambiò le sorti dell’Italia Meridionale
CIVITATE 18 giugno 1053
Mentri i Normanni sono intenti nelle loro conquiste, nel dicembre 1048, nella Dieta di Worms, viene eletto papa il vescovo Brunone di Toul, parente dell’Imperatore Enrico III. Egli arriva a Roma l’11 febbraio 1049, vestendo gli abiti del pellegrino. Il giorno dopo viene consacrato a S.Pietro con il nome di LEONE IX, Uomo di grande religiosità e di forte personalità e fin dall’inizio tenta una politica di amicizia con i Normanni.
Nell’agosto del 1051 l’assassinio di Dragone d’Altavilla scatena però la furia dei normanni anche contro i beni della chiesa. Il papa, allora, dando ascolto alle insistenze del catapano bizantino Argiro e alle numerose suppliche di aiuto che arrivano da ogni parte della Puglia, sempre più indisposto nei confronti deli Normanni, giunge persono a scomunicarli ed a decidere di cacciarli dall’Italia Meridionale, “anche a costo di guidare personalmente l’esercito contro di essi”.
Dopo il fallimento di una prima lega antinormanna, Leone IX si porta in Germania, presso l’Imperatore Enrico III, per chiedergli aiuto contro i Normanni. L’Imperatore tedesco gli concede un contingente di cavalieri, con un certo numero di ausiliari. Con il suo piccolo esercito tedesco, il papa rientra in Italia, dandosi da fare per assoldare nuove truppe e per coinvolgere nella sua seconda Lega antinormanna quasi tutti i signori feudali dell’Italia Centro-Meridionale, tra cui:
Rodolfo principe di Benevento, Pandolfo principe di Capua, Adenolfo duca di Gaeta, Landine conte di Aquino, Landolfo conte di Teano, Oderisio II conte dei Marsi, e molti altri , con contingenti romani, Sabini, nonché contingenti lombardi, franchi longobardi sanniti Molisani, un grande ma eterogeneo esercito. Il luogo di concentramento delle truppe è Sala, presso Biferno. L’intenzione del papa è di attaccare i normanni dal confine più debole della Puglia, quellosettentrionale, tanto più che la fortezza di Civitate è ancora controllata dai Bizantini, suoi alleati. Ma gli uomini di Gualtiero d’Amico, che controlla Lesina e Ripalta, fanno buona guardia e, accortisi del tentativo di invasione delle truppe pontificie, danno subito l’allarme, permettendo all’esercito normanno di farsi incontro al nemico e bloccarlo presso la piana di Civitate.
L’11 ed il 12 giugno, Papa Leone IX attraversò con il suo esercito il “ ponte di Civitate” per accamparsi sulla riva
destra del torrente Staina lungo la piana di Ischia, fin sotto la collina ove oggi si trova la Torre di Venditti. In questa zona c’e’ un pozzo che noi sanpaolesi chiamiamo il Pozzo di San Leo.
Una leggenda paesana racconta che il
Papa il 17 giugno del 1053 si dissetò presso di esso. L’esercito di Leone IX era formato da 500 soldati svevi,700 tedeschi e da mercenari, si pensa costituito da circa 12.000 uomini contro i 3000 dei Normanni.
Tra l’11 e il 17 giugno intercorrono intense trattative tra il papa e i Normanni, con l’intendo di evitare un inutile spargimento di sangue. Probabilmente per il papa le trattative sono anche un espediente per prendere tempo, in attesa delle truppe di Argiro proveniente dalla Daunia e con l’intenzione di ricongiungersi alle truppe papali. I Normanni, forse intuendo le vere intenzione di Leone IX, alle prime ore dell’alba del 18 giugno, quando ancora il papa aspettava la loro risposta all’ultimatum, di abbandonare l’Italia Meridionale, all’improvviso, come furie scatenate, scendono il pendio della collina e si abbattono sulle ancora semiaddormentate truppe pontificie E’ “ forse la più memoranda [battaglia] che registrano gli annali del Papato temporale” che sarà determinante per le sorti dei Normanni in Italia e, dunque per le sorti della stessa Italia Meridionale.
Il Papa ignaro di quanto sta accadendo, alloggia a Civitate, ospite del vescovo Rodolfo. In attesa delle trattative, recatosi a Civitate, aveva riunito in assemblea tutti i nobili del suo seguito e nominato Roberto de Octmarsert
Gonfaloniere della città e della battaglia e concedendo loro indulgenza plenaria. Il papa confidava sul numero delle proprie forze.
Come detto, l’attacco improvviso da parte dei Normanni coglie l’esercito pontificio di sorpresa sbaragliando l’esercito italiano e tedesco e determinando lo sterminio di tutti gli italiani mentre per i teschi vengono fatti prigionieri. Il papa assiste impotente, dalle mura di Civitate, alla terribile carneficina.
“Utinam non ipse per se illuc ivisset” dice il suo biografo, rendendo efficacemente lo sbigottimento del papa.
Il giorno dopo la battaglia, Umfredo, accompagnato da Gualtiero d’Amico, si reca dal papa, che se ne sta riparato a Civitate, per intimargli la resa e la consegna della città e al rifiuto di Leone IX mossero d’assedio la città. I Civitensi
( a detto di Goffredo Malaterra “ semper perfidissimi” ) supplicano il papa di arrendersi temendo per le loro vite ed i loro beni. Dunque dopo 3 giorni di assedio il papa è costretto dagli abitanti di Civitate a lasciare la città, stante anche il fatto che non esisteva più l’esercito papale, Leone IX, rassegnato, si consegna ai suoi nemici, vestito dei sacri paramenti e circondando da uno stuolo di chierici.
I Normanni sempre pronti a sposare il miglior partito del momento, si prostrano ai suoi piedi giurandogli obbedienza e fedeltà. Il papa li accoglie nella comunione dei fedeli, togliendo loro la scomunica.
Così il 22 giugno 1053, dopo tre giorni di assedio, Civitate si consegna ai Normanni e Gualtiero d’Amico può finalmente prendere possesso del feudo che 10 anni prima gli era stato assegnato nella spartizione di Melfi. Civitate cessa di essere una città bizantina per diventare una contea normanna, guidata da Gualtiero e dai suoi eredi.
Dopo la battaglia di Civitate cadono anche, ad una ad una, le altre città-fortezze bizantine: Dragonara, Fiorentino, Lucera, Troia etc.
L’anno successivo muore leone IX e con lui la politica di poter cacciare i Normanni dall’Italia Meridionale poiché il suo successore Nicolo’ II preso atto della situazione Normanna decideva cambiare politica alleandosi ai Normanni contro l’assoggettamento e le intromissioni dell’imperatore tedesco. Così nell’agosto del 1059 al Concilio di Melfi incorona Roberto il Guiscardo, che era succeduto al fratello Umfredo, come “ duca di Puglia, Calabria e Sicilia” facendolo vassallo diretto della Santa Sede.
Nasce così quello Stato Meridionale che, trasformandosi in Regno di Sicilia nel 1130, durerà fino all’Unità d’Italia.
a cura di Vincenzo E. Zampino