Cari amici e care amiche,
oggi, 18 giugno, è una data importante per la storia della nostra comunità.
Proprio in questo giorno, 972 anni fa, nel 1053, tra le colline e le piane che oggi circondano San Paolo di Civitate, si combatté una delle battaglie più decisive del Medioevo italiano: la Battaglia di Civitate, in cui i Normanni sconfissero l’esercito di papa Leone IX.
In occasione della rievocazione storica che animerà la nostra cittadina, mi preme condividere con voi i momenti salienti di questo evento straordinario, che cambiò il destino dell’Italia meridionale. Un racconto di alleanze, scontri e diplomazie che ancora oggi risuonano nella nostra identità.
C’è una storia che ci appartiene da secoli, anche se spesso giace silenziosa tra le pieghe della memoria collettiva. Nel cuore del Tavoliere delle Puglie, tra il Fortore e le colline su cui sorge oggi San Paolo di Civitate, si combatté, il 18 giugno 1053, una battaglia destinata a cambiare il volto del Sud Italia: la Battaglia di Civitate, che vide contrapporsi l’esercito di papa Leone IX (al secolo Brunone di Egisheim-Dagsburg, eletto papa nel 1049) e i cavalieri normanni. Sono passati 972 anni, eppure, se ascoltiamo attentamente, possiamo ancora percepire l’eco di quella battaglia nei venti che attraversano la piana. A scontrarsi furono due mondi: da una parte l’esercito pontificio, composto da contingenti svevi, longobardi e truppe bizantine; dall’altra, un gruppo compatto e agguerrito di cavalieri normanni, determinati a consolidare le proprie conquiste e a ottenere il riconoscimento della loro legittimità.
Riscopriamo insieme quella giornata, con il cuore nella nostra terra e lo sguardo rivolto alla Storia.
Contesto storico
All’inizio dell’XI secolo, il Sud Italia era politicamente frammentato: principati longobardi (Capua, Salerno, Benevento), città marinare semi-indipendenti (Amalfi, Napoli, Gaeta), province bizantine in decadenza (soprattutto in Puglia e Calabria) e una Sicilia ormai nell’orbita islamica. Un mosaico instabile, in cui si confrontavano le pretese del papato, dell’Impero bizantino e del Sacro Romano Impero.
Fu in questo scenario che comparvero i Normanni, gli “uomini del Nord” (dalla voce Northmanni, di origine germanica settentrionale). Arrivati inizialmente nel 1017 come pellegrini e mercenari attratti dal santuario di San Michele sul Gargano, si dimostrarono presto guerrieri formidabili. Tra loro, Rainulfo Drengot e la famiglia degli Altavilla (Hauteville) — con Guglielmo, Drogo, Umfredo e il celebre Roberto il Guiscardo — consolidarono rapidamente la presenza normanna nell’Italia meridionale. La loro espansione non fu solo un fenomeno militare ma anche un movimento che portava con sé nuove strutture amministrative e influenze culturali. Questi guerrieri provenienti principalmente dalla Normandia – il cui nome deriva proprio da quegli “uomini del nord” che si insediarono nella regione della Francia settentrionale a partire dal IX e X secolo – erano noti per la loro abilità militare e per la loro astuzia politica e rapidamente si trasformarono da mercenari a conquistatori e governanti.
Il papato di Leone IX, per contrastare la crescente minaccia normanna, fu particolarmente attivo nel tentativo di mobilitare le varie entità cristiane sotto la sua bandiera. Una mossa che rifletteva l’urgenza di riaffermare il controllo papale su regioni che stavano rapidamente scivolando fuori dalla sua orbita diretta.
A complicare ulteriormente la situazione geopolitica c’era la crisi del potere bizantino che cercava a tutti i costi di mantenere e proteggere i resti del suo impero.
In questo complesso scenario, in cui gli equilibri di potere erano costantemente in bilico e le alleanze potevano cambiare rapidamente, si inserisce la Battaglia di Civitate che segnerà un punto di svolta decisivo nell’influenza e nel controllo normanno in Italia, alterando in modo significativo il corso della storia italiana e papale.
Verso lo scontro
La presenza normanna nell’Italia meridionale si consolidò rapidamente nel corso di circa trent’anni, con la creazione di due centri di potere fondamentali: Aversa, che si affacciava sul versante tirrenico, e Melfi, che rappresentava un nodo strategico tra Campania e Puglia. Tale espansione destò preoccupazione nel papato, in particolare nel pontefice Leone IX, il quale valutò la possibilità di uno scontro militare per arginare l’avanzata normanna e ristabilire l’autorità papale. Tuttavia, prima che si arrivasse a un conflitto aperto, Leone IX decise di intraprendere una diversa strategia, probabilmente volta a cercare un accordo o una mediazione con i Normanni. Inviò degli emissari con l’obiettivo di negoziare una possibile pace o almeno un accordo che potesse scongiurare la battaglia, limitando l’effusione di sangue, e stabilire una soluzione più pacifica per il controllo dell’Italia meridionale. I negoziati non portarono a un risultato positivo poiché i Normanni erano intenzionati a consolidare ulteriormente il loro potere nella regione e vedevano il conflitto armato come un mezzo inevitabile per raggiungere i loro obiettivi.
A questo punto, papa Leone IX, deciso a fermare quella che riteneva una crescente minaccia, si rivolse nel 1052 all’imperatore Enrico III, detto il Nero, re di Germania e imperatore del Sacro Romano Impero (n. 1017 – m. Bodfeld nel Harz 1056), in cerca di sostegno. Tuttavia, l’imperatore non intervenne, essendo impegnato in delicate questioni interne al proprio regno. Il rifiuto di Enrico III, unito alla pressione esercitata dall’avanzata normanna, spinse il pontefice a cercare nuove alleanze e, soprattutto, a compiere un gesto dal forte valore simbolico: assumere personalmente il comando dell’esercito.
Questa decisione non solo dimostrava il suo coinvolgimento diretto nella difesa della Chiesa, ma mirava anche a rafforzare lo spirito combattivo delle truppe, incoraggiandole con la sua presenza. L’ingresso in campo di un papa in veste di comandante militare rappresentava un evento straordinario, che evidenziava l’intreccio profondo tra potere religioso e potere politico nel contesto medievale.
Al suo fianco si schierarono il principe di Benevento, il duca di Gaeta, i conti di Aquino e Teano, l’arcivescovo di Amalfi, oltre a contingenti provenienti da Lazio, Abruzzo, Campania e Molise. Anche l’Impero bizantino promise rinforzi, guidati dal generale Argiro. L’obiettivo era realizzare una manovra a tenaglia: unire le forze papali a quelle bizantine per colpire i Normanni su due fronti.
L’esercito pontificio si mosse da Roma verso Benevento, evitando di entrare in città, e proseguì verso il fiume Biferno, con l’intento di congiungersi con le truppe di Argiro, che avanzavano da Bari con circa tremila uomini. Il punto di incontro previsto era nei pressi di Civitate. Dal canto loro, i Normanni partirono da Melfi, seguendo la via Traiana-Frentana, con l’obiettivo di intercettare le forze papali.
La scelta della piana di Civitate come teatro dello scontro, il 18 giugno 1053, fu determinata dalla sua posizione strategica e dall’ampiezza del terreno, ideale per il dispiegamento di eserciti numerosi. La conformazione della pianura favoriva le manovre militari, in particolare quelle dei Normanni, noti per la loro efficacia nel combattimento in campo aperto. Allo stesso tempo, consentiva al papa di schierare in modo ordinato le sue forze, seppur eterogenee. Inoltre, la posizione di Civitate, situata nel cuore del territorio conteso tra il papato e i Normanni, ne faceva un punto strategico cruciale per il controllo della regione. La scelta di questo luogo per la battaglia evidenziava la volontà di entrambi gli schieramenti di affermare il proprio dominio sull’area.
Il giorno della battaglia
Tra il 17 e il 18 giugno 1053, nei pressi della confluenza del torrente Staina nel Fortore, si combatté la Battaglia di Civitate. Il campo era delimitato dalla collina di Civitate e dal fiume Fortore, un’area strategica scelta dai Normanni per costringere l’esercito pontificio a combattere in uno spazio aperto favorevole alla cavalleria pesante.
Papa Leone IX, che aveva guidato personalmente l’armata fino a Civitate, si era rifugiato nella rocca fortificata, lasciando il comando militare ai suoi ufficiali. L’esercito pontificio contava più di 6.000 uomini, inclusi contingenti svevi ben armati, truppe longobarde provenienti da Benevento, Gaeta, Aquino e Teano, e un’ala orientale formata da bizantini e mercenari, in attesa dei rinforzi promessi dal generale Argiro, mentre il vessillo di San Pietro, il vexillum sancti Petri, campeggiava al centro dello schieramento non solo come simbolo religioso ma anche come legittimazione politica.
I Normanni, guidati dai fratelli Altavilla Umfredo, Riccardo d’Aversa e Roberto il Guiscardo — già temuto come Terror Mundi, “terrore del mondo”, per la sua impetuosa ascesa nel Mediterraneo — disponevano di circa 3.000 cavalieri e 500 fanti: meno numerosi, ma meglio armati, disciplinati e superiori tatticamente.
Dopo un tentativo di negoziazione, respinto da papa Leone IX in attesa dei bizantini, i Normanni attaccarono. In questa occasione applicarono, molto probabilmente, lo schieramento detto “obliquo”. Esso prevedeva la divisione dell’esercito in tre parti: l’ala destra aveva il compito dell’attacco principale contro l’ala sinistra nemica, al fine di travolgerla e di indurla alla fuga; seguiva l’attacco della schiera centrale, mentre l’ala sinistra, in disparte, aveva la funzione di riserva. La strategia normanna fu chiara fin da subito: spezzare le ali nemiche, aggirare il centro e sconfiggere l’esercito papale prima che giungessero i bizantini. Riccardo caricò e travolse i longobardi, mentre Umfredo affrontava duramente i cavalieri svevi, che opponevano una resistenza feroce.
Nel momento cruciale fu Roberto il Guiscardo a decidere le sorti dello scontro: lanciò la riserva contro il fianco avversario e cambiò l’inerzia della battaglia. Il centro dell’esercito pontificio crollò, l’armata fu dispersa. I sopravvissuti si ritirarono verso Civitate, ormai la vittoria normanna era completa.
Fonti e interpretazioni
Le fonti coeve, come Amato di Montecassino e Guglielmo di Puglia, i due più importanti cronisti di storia normanna del XI secolo, riportano che l’abilità bellica dei Normanni fu decisiva per l’esito della battaglia. La loro cavalleria pesante era organizzata in schiere flessibili e addestrate a colpire i punti deboli dello schieramento avversario. I mercenari svevi, sebbene esperti, non erano coordinati con i Longobardi e la disunione tra i contingenti fu un elemento cruciale della disfatta papale. I Bizantini, da parte loro, non giunsero a tempo e il piano di accerchiamento fallì prima di iniziare. Tuttavia, i due storici offrono interpretazioni divergenti sulla battaglia: una più critica e l’altra celebrativa. Se per Guglielmo di Puglia la battaglia fu l’epica affermazione dell’eroismo normanno, Amato di Montecassino ne sottolinea piuttosto la brutalità e il disordine dei contingenti papali. Questa dicotomia rivela come già le fonti coeve riflettessero narrazioni orientate, funzionali a giustificare posizioni politiche e religiose. Questa pluralità evidenzia la costruzione politica del racconto storico e l’uso delle cronache come strumento di legittimazione.
Il papa prigioniero e le conseguenze politiche
Papa Leone IX fu catturato, ma trattato con onore. Fu condotto a Benevento, dove rimase per quasi un anno. Non fu una prigionia punitiva, ma un gesto politico. I Normanni, pur vittoriosi, trattarono il pontefice con grande rispetto: il loro obiettivo non era umiliare la Chiesa, ma ottenere il riconoscimento politico delle proprie conquiste.
La storiografia successiva ha spesso sintetizzato il loro atteggiamento con la formula: “Vivat papa, sed non regnet!” — “Viva il Papa, ma che non regni!” — a indicare il rispetto per l’autorità spirituale ma il rifiuto del dominio temporale pontificio nel Sud Italia. Una frase emblematica, anche se non attestata nelle cronache coeve.
Il 24 giugno 1059, papa Niccolò II firmò il Trattato di Melfi, investendo ufficialmente Roberto il Guiscardo come Duca di Puglia, Calabria e Sicilia. I Normanni, da ribelli, divennero alleati e garanti dell’ordine nell’Italia meridionale. Con il Trattato di Melfi il papato inaugurava una nuova strategia diplomatica: integrare i poteri emergenti anziché contrastarli frontalmente. Iniziava così una nuova fase geopolitica nei territori meridionali della penisola.
La Battaglia di Civitate, in sostanza, segnò un punto di svolta nella storia d’Italia. Non solo mise fine alle ambizioni militari dirette del papato nel Meridione, ma sancì anche l’ascesa definitiva dei Normanni come potenza legittimata, aprendo la strada alla creazione di un regno normanno stabile, governato prima dai fratelli Roberto il Guiscardo e Ruggero, e successivamente da Ruggero II, che unificò tutti i territori normanni nel Regno di Sicilia. Segnò, altresì, la fine definitiva dell’influenza bizantina e longobarda nel Sud Italia. Rivelò, inoltre, i limiti della strategia papale fondata sul confronto armato e spinse la Chiesa a intraprendere vie più pragmatiche, fondate sul compromesso e sulla diplomazia. I territori del Sud Italia, da teatro di contesa, divennero così un laboratorio politico dove si sperimentò una nuova forma di coesistenza tra autorità spirituale e potere secolare.
Un’eredità da riscoprire
Per San Paolo di Civitate, la Battaglia di Civitate è parte autentica dell’identità locale. La Torre di Civitate, ancora oggi sentinella del paesaggio, ci ricorda che qui si scrisse una pagina cruciale della storia d’Italia. Riscoprirla significa riconnettersi con le nostre radici e comprendere il ruolo che questa terra ha avuto nel plasmare la Storia. Su queste terre, infatti, si decise una svolta cruciale nella storia del Sud Italia. Significa, altresì, assumere il passato come chiave per leggere il presente e, possibilmente, orientare il futuro. Per questo è importante sentirsi cittadini e cittadine di una terra che non ha solo subito la Storia, ma l’ha fatta — e può ancora farla se sappiamo ascoltarne l’eco. E allora, con lo sguardo rivolto alle nostre colline e il pensiero a quel 18 giugno 1053, vi invito a riscoprire questa pagina di storia con calma e curiosità, magari davanti a un buon caffè… perché, proprio come un espresso ben fatto, la Storia sa essere intensa, concentrata e capace di tenerci svegli — soprattutto la memoria!
Per chi desidera rivivere la storia dal vivo, ecco il calendario degli eventi promossi dal Comune di San Paolo di Civitate per commemorare la Battaglia di Civitate. Vi ricordo che le iniziative in programma sono parte integrante della Legge Regionale n. 42 del 31/12/2024, art. 38, intitolata “Valorizzazione e divulgazione dei Luoghi della Storia relativi alla Battaglia di Civitate” – 2025, Seconda edizione.
18 giugno 2025 – Ore 18:00
Civitate – Visita esperienziale nei luoghi della battaglia: Anime vaganti – Nei luoghi della Battaglia
Escursione guidata presso la chiesa di Civitate e la sorgente.
Evento gratuito – La chiesa si raggiunge con mezzi propri.
Info e prenotazioni: 389 4716057 / 329 4389846.
27 giugno 2025 – Ore 18:30
Convegno storico: La Battaglia di Civitate. I Normanni alla conquista del Sud Italia
Sala Consiliare – Ex Convento Sant’Antonio di Padova
Con la partecipazione di storici e docenti universitari di rilievo internazionale.
Saluti istituzionali: Costantino Rubino, Sindaco; Sabrina Rosito, Ass. Servizi Museali e Archeologici.
28 giugno 2025 – Dalle 18:30 alle 21:00
Per le vie del paese. Corteo storico – L’accoglienza di Papa Leone IX
Spettacolo di falconeria.
Spettacolo di fuochi pirotecnici.
Degustazione di pietanze medievali.
29 giugno 2025 – Dalle 10:00 alle 18:30
Località Madonna del Ponte
Mattina: Falconeria, antichi giochi, laboratori medievali
Pomeriggio: Antichi balli storici
Ore 18:30. Rievocazione storica della Battaglia di Civitate
Infine, per chi desidera approfondire la vicenda della Battaglia di Civitate e il contesto storico in cui si inserisce, vi segnalo una bibliografia essenziale ma accurata: perché la memoria mette radici più forti quando si nutre anche di studio, riflessione e conoscenza.
Bibliografia essenziale
Brown, G. S. (2003). The Norman Conquest of Southern Italy and Sicily. Jefferson, NC: McFarland. [Un’opera di sintesi che ripercorre in modo chiaro e dettagliato l’intera conquista normanna nel Sud Italia, con un taglio narrativo adatto anche ai lettori non accademici].
Cavendish, R. (2003). “The Battle of Civitate: 18 June 1053”, in History Today, 53(6), 34–41. [Un articolo divulgativo che ricostruisce i fatti principali della battaglia con rigore e concisione, ideale per un primo approccio].
Kreutz, B. M. (1996). Before the Normans. Philadelphia, PA: University of Pennsylvania Press. [Un prezioso saggio sul Sud Italia prima dell’arrivo dei Normanni, utile per comprendere il contesto politico e culturale che li accolse].
Loud, G. A. (2000). The Age of Robert Guiscard. London: Longman. [Biografia storica di uno dei protagonisti della battaglia, con ampio spazio alle fonti e al contesto militare e istituzionale].
Metcalfe, A. (2009). The Muslims of Medieval Italy. Edinburgh: Edinburgh University Press. [Un approfondimento sulla presenza musulmana nel meridione d’Italia, utile per comprendere le interazioni tra Normanni e mondo islamico].
Noble, T. F. X. (1986). The Republic of St. Peter: The Birth of the Papal State, 680–825. Philadelphia, PA: University of Pennsylvania Press. [Analisi delle origini del potere temporale della Chiesa, fondamentale per capire il ruolo del papato nelle campagne militari del XI secolo].
Norwich, J. J. (1970). The Normans in the South, 1016–1130. London: Faber & Faber. [Narrazione brillante e coinvolgente della storia normanna nel Sud Italia, scritta da uno storico molto amato dal grande pubblico].
Stark, R. (2010). God’s Battalions. New York, NY: HarperOne. [Un’opera controversa ma interessante, che propone una rilettura apologetica delle Crociate, con riferimenti alle prime esperienze militari dei Normanni].
Wise Bauer, S. (2010). The History of the Medieval World. New York, NY: W. W. Norton.
[Un testo ampio e ben scritto che offre una panoramica globale del Medioevo, con un capitolo significativo sulla Battaglia di Civitate].
Studi italiani
Barbero, A. (2004). Il divano di Istanbul: l’Italia e l’Impero bizantino nel Medioevo. Roma-Bari: Laterza. [Analisi brillante e accessibile del rapporto tra Italia e Bisanzio, con riferimenti utili al ruolo dei Bizantini nel Sud e al contesto in cui maturò la Battaglia di Civitate].
Caravale, M. (a cura di) (2006). “Normanni in Italia”, in Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti (Appendice V). Roma: Istituto dell’Enciclopedia Italiana (Treccani). [Voce enciclopedica autorevole, con taglio sintetico ma documentato, utile per un inquadramento generale].
Cardini, F. (2005). Alle radici della cavalleria medievale. Bologna: Il Mulino. [Testo di riferimento per comprendere l’ideologia cavalleresca che ispirava i Normanni e il contesto culturale dell’XI secolo].
Galasso, G. (1992). Il Mezzogiorno nella storia d’Italia. Roma-Bari: Laterza.
[Opera fondamentale per comprendere la lunga durata della questione meridionale, con sezioni dedicate all’età normanna e alla formazione dei poteri feudali].
Guzzo, C. (2015). “La Battaglia di Civitate. Una rilettura”, in Archeologia Medievale, 42, 109–126. Firenze: All’Insegna del Giglio. [Studio basato su fonti archeologiche, con una rilettura topografica dei luoghi della battaglia e ipotesi aggiornate sulla disposizione degli schieramenti].
Pontieri, E. (1948; 1964). Tra i Normanni nell’Italia meridionale (2ª ed. riv. e accresciuta). Napoli: Morano; ristampa Napoli: ESI. [Opera classica della storiografia meridionale, ancora oggi imprescindibile per comprendere il quadro politico e militare del tempo].
Fonti primarie
Amato di Montecassino. (2023) Storia dei Normanni, (a cura di Fabio Frinzi Russo), ed. eBook, Pubblicazione indipendente. [Descrive la battaglia di Civitate come un evento cruciale per la conquista normanna dell’Italia meridionale, evidenziando il ruolo di Roberto il Guiscardo].
Guglielmo di Puglia. (2003). “Le gesta di Roberto il Guiscardo”, (a cura di F. De Rosa), in Collana di studi storici medioevali, n. 10, Cassino: Francesco Ciolfi. [Fonte primaria fondamentale: un poema epico dell’epoca che celebra le gesta del Guiscardo, importante anche per la comprensione della propaganda normanna].